Storia dei Campi di Volontariato Archeologico in Calabria

La presenza dei “Gruppi Archeologici d’Italia” in Calabria data agli anni ’70. Nel corso dell’estate 1971, 1972 e 1973 furono organizzate tre campagne di ricerca (ricognizioni e raccolta di materiali, rilievo delle strutture superstiti) nell’antico abitato di Castelmonardo, presso Filadelfia, in provincia di Catanzaro, distrutto dal terremoto del 1783.

All’iniziativa, voluta dal Comune di Filadelfia, parteciparono giovani volontari provenienti da varie regioni d’Italia e dall’Estero, sotto la direzione dell’architetto Diego Maestri, oggi docente presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Tor Vergata in Roma. I risultati dello studio sull’abitato e sui materiali architettonici e ceramici recuperati, databili ai secoli dal Medioevo in poi (1000 – 1800) sono presenti in una pubblicazione curata dallo stesso Maestri.

Dall’esperienza di Castelmonardo trasse motivo la creazione del “Gruppo Archeologico Krotoniate” (gennaio 1973).

La prima dimostrazione di volontariato archeologico del Gak (con la partecipazione di giovani crotonesi) la si ebbe nell’estate del 1975. Fu organizzata una campagna di diserbo manuale e di pulizia nell’area archeologica di Capo Colonna, previa autorizzazione da parte della Soprintendenza Archeologica della Calabria.

Campi di Volontariato Archeologico Fabiani - Marino
Il direttore del Gak Vincenzo Fabiani col giovane Domenico Marino, nel corso di una escursione nel territorio.

L’attività sul “campo” del nuovo Gruppo aveva avuto luogo sin dall’inizio con le ricognizioni nel territorio a scopo di tutela, di ricerca, di documentazione e di studio e tale impegno è continuato nel corso degli anni e prosegue tuttora.

Risale all’estate del 1987 una campagna di ricognizioni e di studio e rilievo tra le rovine dell’abitato di Cerenzia Vecchia, a nord di Crotone (direzione tecnica: Tommaso Tedesco), con la collaborazione dell’attuale Comune di Cerenzia e col supporto tecnico della Soprintendenza Archeologica, che aveva autorizzato l’iniziativa. Un’esperienza simile a quella di Castelmonardo trattandosi in entrambi i casi di centri di origine medioevale abbandonati in età moderna, a causa del terremoto Castelmonardo e presumibilmente per difficoltà di approviggionamento Cerenzia Vecchia, rimanendo essa isolata su una rupe.

In quegli anni nascevano in Calabria altri gruppi aderenti alla nostra associazione.

A partire dall’estate 1991 si ha una assiduità e regolarità nell’organizzazione dei campi estivi di volontariato archeologico da parte del Gak.

Nell’estate del 1991 ed in quella del 1992 vengono condotte due campagne di ricerca (pulizia archeologica, rilievo delle strutture e saggio di scavo) all’interno del Convento di San Francesco di Paola presso Roccabernarda, patrocinate dal locale “Comitato pro-convento” e autorizzate dalle due Soprintendenze di Reggio Calabria e di Cosenza.

Vengono ripuliti la chiesa cinquecentesca ad unica navata, con il tetto crollato ma conservante il presbiterio con pregevole arco trionfale, il primo anno; alcuni ambienti del complesso conventuale, risalenti presumibilmente ad un impianto anteriore, il secondo anno.

Nell’estate del 1993 viene condotta una campagna di scavo all’interno del castello di Crotone, in collaborazione con il Comune e con l’Ufficio scavi del Museo statale di Crotone, che ne cura la direzione tecnica.

Essa interessa un’area limitata della spianata superiore e l’interno di una delle due torri aragonesi in fase di restauro (la Comandante).

Nell’estate del 1994 viene svolta un’attività di collaborazione nel corso di una campagna di scavo all’interno dell’area archeologica di Capo Colonna, condotta dalla Soprintendenza e diretta da Roberto Spadea. I giovani volontari organizzati dal gruppo partecipano, in due turni di quindici giorni, allo scavo di un settore dell’edificio “K” (Katagogion), sotto la direzione dello stesso Spadea.

Viene condotto pure un saggio di scavo presso il Lago Ampollino (Cotronei), in un sito preistorico, la cui direzione è affidata a Domenico Marino.

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Capo Colonna. Estate 1994: scavo all’interno dell’edificio “K”.
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Estate 1994: scavo all’interno dell’edificio “k”. Visita della Soprintendente dott.ssa Elena Lattanzi

Nell’estate del 1995 viene organizzato, in collaborazione con Legambiente di Crotone, un “Campo di osservazione archeologica e ambientale” nella Riserva naturale marina “Capo Rizzuto”. Esso interessa le aree costiere della “Riserva”. Direzione tecnica: Domenico Marino e Antonio Tata.

Nell’estate del 1996 si realizza il proposito di operare in modo concreto all’interno della Riserva naturale marina “Capo Rizzuto”, contribuendo alla tutela e valorizzazione delle emergenze archeologiche e monumentali ricadenti nell’area.

Con il patrocinio del Comune di Isola Capo Rizzuto e con le autorizzazioni concesse da parte delle due Soprintendenze calabresi competenti (quella Archeologica e quella ai Beni ambientali, architettonici, artistici e storici), il gruppo organizza una campagna di scavo presso la Torre vecchia di Capo Rizzuto. L’indagine ha per oggetto il basamento della Torre circolare, che conservava un accumulo di materiali relativi ad un frequentazione della stessa dal 1500 in poi, e un’area, in prossimità della “punta” antistante la “torre”, dove erano stati già individuati resti di un insediamento dell’età del bronzo. I dati di scavo attestano per tale sito un periodo di frequentazione che va dal 1800 al 1200 avanti Cristo.

Nella prosecuzione dell’indagine viene accertata, pure in prossimità della punta, l’esistenza del perimetro di un’altra torre molto più grande, la quale presumibilmente aveva preceduto quella attuale.

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Scavo del sito dell’età del bronzo adiacente alla Torre Vecchia di Capo Rizzuto

Direzione dello scavo: Roberto Spadea (Soprintendenza archeologica della Calabria) – Direzione dei lavori: Domenico Marino (per il Comune di Isola Capo Rizzuto).

Nell’estate del 1997 viene organizzato dal Gak un campo di “Osservazione archeologica ambientale subacquea”, lungo la Riserva naturale marina “Capo Rizzuto” e le aree a nord di Crotone. Esso interessa i siti antichi sommersi ed i reperti di navi affondate, appartenenti a varie epoche, ubicati nelle aree costiere da Strongoli Marina a Le Castella. Rappresenta la prima esperienza di un “campo archeologico subacqueo” in Calabria. Direzione tecnica: Luigi Cantafora

L’esperienza viene ripetuta nell’estate del 1998 (direzione tecnica: Luigi Cantafora).

Ai campi estivi di volontariato archeologico del Gak si accompagnano quelli organizzati dagli altri gruppi archeologici calabresi.

Il “Gruppo archeologico di Gagliato” (Catanzaro), dopo le esperienze fatte a Stilo e presso La Roccelletta di Borgia, ha un suo campo permanente a Cropani, che interessa lo scavo di una villa romana lungo la Statale 106, sotto la direzione di Maria Grazia Aisa, ispettrice della Soprintendenza archeologica calabrese.

I Gruppi borgese e catanzarese collaborano negli scavi presso la Roccelletta di Borgia. Gli scavi, a cui partecipano anche volontari di altre provenienze, interessano prevalentemente il foro della città romana di Scolacium.

Il “Gruppo archeologico del Pollino” (Castrovillari) collabora, unitamente al locale Gruppo archeologico, allo scavo di un insediamento di periodo greco, presso Francavilla Marittima, condotto da una missione universitaria olandese.

I gruppi archeologici calabresi, nella loro attività di volontariato, che si esplica anche attraverso i campi estivi, beneficiano di un patrimonio di esperienze e professionalità che si è venuto arricchendo nel corso di oltre un trentennio durante il quale sono stati organizzati campi estivi di volontariato in tutta Italia. A tali campi, gestiti e diretti da “responsabili” che si sono formati all’interno dei gruppi e nelle attività di campo, partecipano ragazzi e giovani (ma anche adulti) provenienti da varie regioni d’Italia nonché dall’Estero. Si tratta in parte di persone che hanno fatto esperienza all’interno dei gruppi, mentre molti sono quelli che si avvicinano all’archeologia per la prima volta. E questa prima volta serve a farli inserire nei gruppi delle città di provenienza oppure a fare prendere loro l’iniziativa per la creazione di gruppi archeologici dove non esistono. Negli ultimi anni è pure molto frequente la presenza di giovani studenti universitari di “Lettere” con indirizzo archeologico, per i quali la partecipazione a campagne di scavo costituisce titolo valutabile.

I campi, oltre a servire allo scopo per il quale essi vengono organizzati (scavo, ricerca, ricognizioni, rilievo, catalogo), sono di per sé una scuola di formazione sotto il profilo educativo e didattico, nonché di socializzazione tra individui di varia provenienza.

La didattica, curata da archeologi ed esperti dei vari gruppi, è una delle attività preminenti nei campi. Vi si accompagna la conoscenza del territorio e della realtà sociale in cui si va ad operare.

I campi sono perciò una vacanza intelligente per chi vi partecipa. Al lavoro ed all’impegno giornaliero seguono le ore di riposo e di relax pomeridiane e serali, con possibilità, per chi viene in Calabria, di svolgere attività balneare. La sera inoltre nelle strutture dei campi vengono svolte attività ricreative e di socializzazione.

La sede logistica dei campi è preferibilmente all’interno di strutture (ad esempio scuole) messe a disposizione dai comuni ospitanti. A volte tali strutture sono fisse ed ospitano centinaia di persone per turni (di quindici giorni), come è stato per Tolfa, nel Lazio, dove il “Gruppo archeologico romano” utilizzava, mediante convenzione con il Comune, l’ex convento dei Cappuccini (oggi purtroppo non più disponibile).

Anche il “Gruppo archeologico di Gagliato” utilizza, per il campo di Cropani, una struttura fissa messa a disposizione dal Comune mediante convenzione. Dove le strutture sono fisse la cucina è in genere autogestita.

Il “Gruppo archeologico krotoniate” non ha una sede di campo fissa e pertanto di anno in anno si avvale di strutture provvisorie quali scuole e campeggi. Per la sistemazione logistica ed il vitto (presso ristoranti) vengono stipulate di volta in volta con i privati convenzioni possibilmente favorevoli.

I partecipanti ai campi pagano al gruppo organizzatore una quota di partecipazione, fissata di anno in anno, comprensiva di vitto e alloggio, attrezzature e trasporto nei luoghi di attività. E’ obbligatoria l’iscrizione ai “Gruppi archeologici d’Italia”: essa comprende l’assicurazione antinfortunistica e l’abbonamento alla rivista nazionale “Archeologia”.

La vita del campo si svolge osservando un apposito regolamento che disciplina il riposo, la sveglia, le ore di lavoro e di esercitazione, la didattica. Esso tiene conto soprattutto dei doveri di tutela che si hanno nei riguardi dei partecipanti, spesso minorenni, affidati dalle famiglie ai responsabili del campo.

Nei campi più numerosi vi sono anche dei “responsabili” ai livelli intermedi, i quali hanno cura di un numero limitato di volontari.

Per concludere corre l’obbligo di ricordare una figura di uomo molto amato all’interno dei “Gruppi archeologici d’Italia” e stimato da chi ha potuto apprezzarlo sotto il profilo ideologico e umano.

Si tratta di Ludovico Magrini, nativo di Tarquinia (VT) che ora ne custodisce le spoglie, il quale nel contatto con la sua terra etrusca si è alimentato di quella religiosità che lo ha portato a concepire l’archeologia come riscoperta delle proprie origini e delle radici culturali che stanno alla base dell’impegno civile al servizio della società in cui si opera.

In forza di questo sentire e con la capacità di coinvolgimento di cui era dotato, egli dava vita, oltre trent’anni fa, dopo altre esperienze associative, ai “Gruppi archeologici d’Italia”, ideando la formula di ciascun gruppo dotato di autonomia gestionale ed amministrativa, che prende nome dalla città o dal territorio in cui opera, ma nello stesso tempo è partecipe ed è parte di una grande associazione a carattere nazionale, aperta verso l’Europa.

Sulla base di questa formula i campi estivi di volontariato archeologico, pure voluti dallo stesso Ludovico Magrini, rappresentano quel momento di incontro tra gli iscritti dei vari gruppi, provenienti da varie regioni d’Italia e dall’estero, e con coloro che si avvicinano per la prima volta all’archeologia.

Bibliografia:

  • Diego Maestri – Mimma Maestri De Luca, CASTELMONARDO – Archeologia Medioevale e Ricerca Interdisciplinare, Ed. G.A.I., Roma 1978.
  • Fabio Rovis, Cultura Beni Culturali Volontariato (appunti per una discussione), Quaderni del G.A.R. n.16, Roma 1980.
  • Fondazione Giovanni Agnelli, VOLONTARI PER L’ARTE E PER L’AMBIENTE, Torino 1985.
  • Antonio De Rito, ROCCE FRANCISCI, La figura di San Francesco da Paola nella tradizione e nel folklore calabrese, Roccabernarda 1995. In Appendice 1, pp. 113-128, 1^ e 2^ Campagna di ricerca del Gruppo Archeologico Krotoniate presso il Convento di San Francesco di Paola in Roccabernarda.
  • Gruppi Archeologici d’Italia, MANUALE DEL VOLONTARIO IN ARCHEOLOGIA, a cura di Dario Della Mora e Maurizio Monge, Torino 1996.
  • Gruppi Archeologici d’Italia, ” 1965-1995 Trent’anni da Volontari per i Beni Culturali “. LUDOVICO MAGRINI UNA VITA PER L’ARCHEOLOGIA, Roma 1996.