Siti archeologici crotonesi abbandonati e le istituzioni fan finta di niente

La cultura dimenticata, a volte riseppellita, da Crotone a Ciro’ Marina passando per Melissa

Da Il Cirotano. Testo di Mimmo Stirparo

“Questo territorio, ricco di tradizioni, canoni culturali ed uomini di ieri e di oggi, dovrà diventare un grande palcoscenico dove, riscoprirli e riproporli in chiave moderna e dinamica, consentirà di arricchire le nostre conoscenza e potenzialità ed offrire elementi di grande attrazione che sicuramente concorreranno ad un miglioramento della qualità della vita e ad uno sviluppo socio culturale – economico di grande prospettiva. Questa impostazione non può che partire da un immediato ed organico coinvolgimento del mondo della scuola, al quale si proporrà l’inserimento, quale materia di studio facoltativa, quella della riscoperta delle radici e della storia antica e moderna della realtà territoriale in cui si vive, spesso misconosciuta a chi vi abita, incentivandone l’interesse attraverso l’indizione di borse di studio con soggiorni – premio in paesi e località legate da comuni radici storiche”.

Era l’anno di grazia 1999 e questo era il pensiero dell’allora assessore provinciale alla Cultura. Ed una delle iniziative prioritarie di quell’assessorato era quella di creare 27 parchi culturali (archeologico – letterario), uno per ogni Comune della provincia di Crotone. Non c’è che dire: lodevole idea che è rimasta tale. Nulla! Anzi per i Beni Culturali è stato finora un indietro tutta. Tutto in abbandono. Tanti scavi archeologici rinterrati o ricoperti di cemento e abbandonati. Per capire meglio di che tratto è doverosa un’elencazione.

Area Ospedale-Padiglione Microcitemia a Crotone

Per Crotone – Cantiere Gravina, scavo dei primi anni ’80 con tipico esempio di quartiere abitativo – artigianale del VII-VI sec.; Fondo Gesù (Terminal Romano), scavo di fine anni ’70, quartiere urbano di epoca greca del VII – VI sec., oggi non esiste più niente; Via Telesio (Imps) scavo iniziato nel 1995, importantissimo per la tipologia abitativa del IV sec., statuette fittili, monete, frecce in bronzo e un gruppo di antefisse in terracotta, è stato ricoperto; Stadio Ezio Scida, (esterno) scavo di fine anni ’70- inizio anni ’80, quartiere artigianale di epoca greca con notevole presenza di pozzi e fornaci, tutto rinterrato e asfaltato con spazio mercatale; nella stessa area, all’interno dello stadio, probabilmente area sacra, ritrovamento di colonne di arenaria con antefisse leonine in terracotta, tutta ricoperta da cemento sotto la struttura metallica della curva nord; XXV aprile (palazzo Foti), strutture e stratificazioni databili dall’VIII al III sec. e reperti di epoca romana e alto medievale (I sec. a.C e VII d.C.) relativi ad una piccola necropoli, tutto trovasi sotto un elegante palazzo condominiale ed avrebbe dovuto essere visitabile dal pubblico invece abbandonato e visitato da ratti, rifiuti e di volta in volta riparo per poveri extracomunitari; zona ospedale, scavo eseguito tra il 1993 e il 1997 che ha portato alla luce un quartiere di epoca greca importantissimo per la topografia della polis, oggi in totale abbandono; ancora area ospedale, sotto il padiglione che doveva essere adibito a reparto di Microcitemia, scavo del 1992, ha messo alla luce un importante quartiere abitativo – artigianale (VII – VI sec) completo di una casa e di un lungo tratto di strada; notevoli reperti e presenza di frecce in bronzo e tracce di carbone che forse indicano la distruzione della casa dal fuoco, attualmente è parcheggio delle auto dell’Asp; Via Cutro sotto l’edificio Banca Popolare, scavo iniziato nel 1995, è un sito caratterizzato dalla continuità dal VII sec a.C. fino al XII sec. d.C. con necropoli romana ed imponenti strutture greche, attualmente completamente chiuso; necropoli Carrara occupata da due quartieri abitativi signorili.

In territorio extraurbano – in località Papaniciaro area sacra con notevoli reperti votivi in bronzo, ferro e ceramica, monete in argento e bronzo, puntali sacerdotali in bronzo; santuario di sant’Anna, scavo del 1980 e relativo ad un’area sacra del VI con reperti in foglie auree, statuette fittili, microceramica votiva e ceramica figurata in totale abbandono; area archeologica di Capo Colonna , sotto la chiesetta del santuario, da uno scavo del 1999 è stata rinvenuta una necropoli del XVII sec. che ha riportato alla luce ben 35 sepolture caratterizzate da un corredo funerario alquanto povero; inoltre, in asse con l’altare della chiesetta è stata scoperta una camera ipogeica (2mt x 1,60 mt di profondità), in cui sono stati rinvenuti deposti quattro scheletri, probabilmente si tratta di un nucleo abitato da eremiti che avevano in cura l’antica chiesa della Madonna di Capo Colonna. Insomma: una grande città – museo all’aperto divenuta grande discarica e degrado.

Tempio apollo Cirò Marina

In provincia – E nel territorio provinciale non scarseggiano lo scempio, l’abbandono e la distruzione di siti archeologici importanti. Qualche esempio:
a Torre Melissa in località Valle Case a pochi metri dal Villaggio Sirio e dalla Statale 106 da un fortuito scavo edilizio del 2007 è venuto fuori un pezzo di colonna dorica e i successivi scavi, realizzati tra il 2010 e il 2011, hanno portato alla luce scheletri umani, tombe monumentali di tipo macedone, statuette fittili raffiguranti un guerriero, un cavaliere e un pezzo di ala d’uccello; forse ci si trova davanti ad un mausoleo o ad un tempio.
A Cirò Marina, oltre all’abbandonata e degradata area archeologica di pertinenza del tempio dedicato ad Apollo Aleo, nella zona del santuario di Madonna d’Itria, nel 2000 vennero alla luce i resti di un tempio greco del V-IV sec. probabilmente dedicato a Persefone.

Bene, si fa per dire! Tutto riseppellito e dimenticato. L’elenco sarebbe ancora lungo ma per pietà dei nostri antichi abitatori mi fermo qui. E come se non bastasse, ancora si scava. Proprio nei mesi scorsi si è dato avvio ad uno scavo in Via dei Greci, nel capoluogo pitagorico, alle spalle di una clinica privata: emersa una necropoli ma rinterrata e ricoperta di cemento per far posto ad una costruenda appendice dello stesso sito ospedaliero. Insomma, l’intero territorio provinciale è bisognoso di opportuni interventi di riscoperta e valorizzazione delle risorse ambientali e culturali e delle tante potenzialità esistenti. Dimenticare non si può e non si deve. Lasciare ancora in abbandono questo ben ben di Dio sarebbe un delitto per le future generazioni non sottacendo che anche questo settore di cultura fa crescere un popolo in tutti i sensi.