D. Marino – A. Taliano Grasso – In Magna Sila (2008)

Scheda Bibliografica

Scheda Bibliografica (BDG-Biblioteca Digitale del GAK)

Titolo In Magna Sila, dai primi uomini al tardo impero nel cuore della Calabria
Autore(i)
Data rilascio 2008
Contenitore, Titolo Atti del convegno di studi in onore di Giovanni Azzimmaturo, Cosenza, 24 marzo 2007
Riferimenti p. 65-92, ISBN: 9788882763138
Casa editrice Editoriale progetto 2000 - Cosenza
Tipo Atto di convegno
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Altre Informazioni Biblioteca GAK
ID Archivio: 5701
Data inserimento: 18-02-2020 11:15
Data ultima revisione 04-01-2021 01:41
Permalink: https://www.gruppoarcheologicokr.it/biblioteca/d-marino-a-taliano-grasso-in-magna-sila-2008/
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La Sila, anima montuosa della Calabria e grande cuore verde del Mediterraneo, era un tempo ricoperta da un’ininterrotta selva. Essa, ricca di pascoli, sorgenti, fiumi e laghi, ha ospitato per millenni, prima dell’arrivo degli Achei nell’VIII sec. a.C., popolazioni le cui vicende, ora, iniziano ad essere testimoniate dalle prime indagini archeologiche e portate alla ribalta della storia.

Il Paleolitico inferiore è documentato dalle industrie su ciottolo (700.000-500.000 anni fa), rinvenute nella vallata dell’Arvo, lungo la riva meridionale e per un’estensione di circa tre chilometri. Esse attestano, quindi, la presenza attiva dell’Homo erectus.

Nel Paleolitico medio e superiore, le industrie litiche raccolte in diverse località (Monte Nero, valle dell’Arvo, valle del Mucone-Cecita) mostrano una frequentazione già da parte dell’uomo di Neanderthal, poi sostituito dall’uomo sapiens. Nel Neolitico, con l’introduzione dell’agricoltura, e particolarmente in relazione alla diffusione della facies di Stentinello (dal 5.000 a.C. circa) con i suoi aspetti regionali, sorgono villaggi o singole fattorie in tutto il territorio dell’attuale Calabria .

Nelle fasi tarde del Neolitico, di grande interesse risulta l’occupazione di ambienti prima raramente utilizzati. Nascono insediamenti nelle aree collinari interne e in montagna, alcuni stabili, altri stagionali, forse in relazione alla transumanza a breve raggio, dagli assolati pascoli delle pianure costiere a quelli d’altura, ed ad attività specializzate quali la pesca nei laghi e nei fiumi. Nel Neolitico inizia lo sfruttamento – per produrre strumenti – delle colate di ossidiana, il vetro vulcanico estratto a Lipari che, dalle coste del Tirreno e dello Ionio, seguendo le valli fluviali (Savuto, Ampollino, Arvo, Lese, Neto, Tacina, Crati, Mucone, Trionto) e attraversando la Sila , viene diffuso in tutta la regione.

Centinaia di asce di pietra di età neolitica ed eneolitica, provenienti dall’intera Sila e aree contermini, rinvenute tra XIX e primi decenni del XX sec., fanno parte delle collezioni di musei calabresi e romani. In alcuni casi si tratta di asce-martello, con scanalatura mediana atta all’immanicatura, pesanti utensili atti a recidere gli alberi e a spaccare i ceppi, ovvero destinate ad attività minerarie e, più in generale, di scavo. Esse confermano la presenza umana nelle aree montuose ed anche lo sfruttamento della foresta.

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