Campo di osservazione archeologica ambientale 1999

Si è concluso Sabato 31 luglio 1999 il 4° “campo di osservazione archeologica ambientale” organizzato dal Gruppo Archeologico Krotoniate. I precedenti campi di osservazione (1995, terrestre; 1997 e 1998, subacquei) avevavo interessato l’ambito della Riserva naturale marina Capo Rizzuto e le aree costiere a nord di Crotone. Quello di quest’anno si è svolto nelle aree interne del territorio di Crotone, avendo come linee direttrici le grandi vie di comunicazione costituite dai fiumi Neto e Tacina.

Data l’assenza di partecipanti provenienti da altre regioni d’Italia il “campo” si è svolto con la partecipazione di giovani e adulti iscritti al G.A.K.

L’organizzazione è stata curata dal direttore del G.A.K. Vincenzo Fabiani; le escursioni sono state guidate da Luigi Cantafora (direttore tecnico del campo); il reportage fotografico è stato eseguito da Vincenzo Fabiani.

Gli spostamenti nei luoghi oggetto di osservazione sono stati effettuati con le auto dei partecipanti.

Le aree interessate dalle escursioni sono state:
a) con riferimento al corso del Neto, le Serre di Altilia, Monte Fuscaldo, il territorio di Caccuri, la località di Fantino, il paesetto ancora in parte ben conservato, appoggiato su un declivio che domina l’alto corso del Neto;
b) con riferimento al Tacina alcune località tra Roccabernarda e Petilia Policastro e da quì, inoltrandosi nella Sila Piccola, fino al Monte Gariglione.

È evidente che alcune località, ricadenti giurisdizionalmente in altre provincie, rientrano territorialmente negli itinerari che si sviluppano seguendo le vie di penetrazione dei fiumi Neto e Tacina.

Un itinerario prevalentemente silano è stato quello in territorio di Cotronei partendo da Trepidò e visitando Casa Pasquale, Timpone del Gigante, con spostamenti sul lago Ampollino.

Nei vari itinerari seguiti, percorrendo di volta in volta le strade provinciali asfaltate, quelle in terra battuta e gli antichi sentieri, sono stati oggetto di osservazione le traccie di frequentazione umana di periodo preistorico, protostorico, greco-italico, romano e medioevale.

Sono state visitate, nel corso di alcuni itinerari, le varie e numerose grotte che si ritrovano in territorio di Altilia, di Roccabernarda, di Petilia Policastro, testimonianze talvolta di insediamenti rupestri di epoca basiliana, più frequentemente di epoca recente.

Di particolare interesse le formazioni geologiche tipiche di Caccuri e del suo territorio, dove le piogge e la forza del vento hanno eroso i banchi di arenaria molto tenera creando forme scultoree monumentali.

Delle masserie visitate quella di Casa Pasquale (Trepidò) è la più notevole. Essa, con i tetti attualmente sfondati, viene utilizzata come Vaccarizzo. Nei vari ambienti diventati stalle soggiornano le mucche al riparo dal sole, così pure nella chiesetta che conserva ancora gli stucchi dipinti dell’altare. Tralasciando l’aspetto caratteristico dell’attuale situazione di abbandono, è d’obbligo un appello all’ente proprietario (l’Enel) ai fini del restauro e del recupero di tale importante struttura per un uso quantomeno culturale e sociale.

Sotto l’aspetto botanico sono notevoli le grandi querce plurisecolari osservate lungo l’itinerario seguito partendo da Casa Pasquale, mentre desta seria preoccupazione tra coloro che frequentano Trepidò il progressivo attacco della “processionaria” ai grandi pini che popolano quell’area.

Partendo da Petilia Policastro e attraversata la frazione di Pagliarelle (in auto) ci si inoltra nella Sila Piccola fino al monte Gariglione (mt. 1764). Qui dominano gli abeti e le grandi faggete sfruttati dagli anni trenta agli anni cinquanta dalla SO.FO.ME (Società di Forestazione Meridionale). Dell’attività di tale importante azienda, che arrivò ad occupare nella sua piena attività estiva circa milleecinquecento persone tra tecnici e maestranze addette alle varie fasi di lavorazione, compreso l’indotto, restano ora deboli tracce. Si nota il tracciato ad anello intorno al monte, dove erano sistemate le rotaie della ferrovia su cui scorrevano i carrelli che trasportavano i tronchi recisi fino alla stazione della teleferica in località “Differenze”. Qui i tronchi, pertinenti anche ad altri tipi di alberi, convenivano da tutta l’estesa area di sfruttamento trainati dai bovari della zona. Dalla stazione della teleferica, della quale restano i ruderi del basamento in cemento, partivano altri carrelli che trasportavano i tronchi a valle fino alla “So.Fo.Me.”, in località bivio Foresta sotto Petilia Policastro. Quì avevano sede gli uffici della Società e gli stabilimenti per la trasformazione dei tronchi nei vari tipi di tavole, tavoloni e legnami pregiati.

Simpatico, su monte Fuscaldo, l’incontro con un solitario socio della “Lipu” di Reggio Calabria il quale, nel suo trasferimento in auto verso Cirò, ha ritenuto di dovere fare una deviazione su monte Fuscaldo per osservare alcune specie di rapaci.

Un fuori programma di notevole interesse è stato l’avere assistito Venerdì 23 luglio pomeriggio, nel porto de Le Castella, alla fase finale del recupero dei due grandi frammenti marmorei appartenenti al sarcofago di epoca romano- imperiale affondato nel mare di Capo Rizzuto. Un primo grande frammento scolpito, con parte di figura di Menade e Satiro, era stato già recuperato il 9 luglio scorso. Alle due fasi di recupero ha partecipato il nostro Luigi Cantafora, nella sua veste di “archeosub”.

In conclusione possiamo dire che anche il “campo” di quest’anno ha avuto una sua buona riuscita e di ciò facciamo merito a tutti i partecipanti.